New York e l’Hudson Boutique Hotel

Chi mi conosce lo sa, adoro profondamente New York!
Il suo odore, i suoi rumori di sottofondo assordanti, i vapori della Metro, i carretti Sabrett con gli hot dog ad ogni angolo, la gente ammucchiata ai semafori in attesa di attraversare, i colori, i cambiamenti costanti e continui.

Dal 1987, credo di averla vista in ogni stagione dell’anno e in tutte le condizioni climatiche, dal caldo torrido al freddo polare ove la neve e il ghiaccio mettevano letteralmente la città in ginocchio costringendo anche alla chiusura degli aeroporti.
Il fiume Hudson ghiacciato, i colori di Central Park in autunno, Washington Square animata, l’edificio di Cartier impacchettato con l’ enorme nastro rosso-Cartier dalla fine di novembre, le bancarelle natalizie di Bryant Park, la pista di ghiaccio di Rockefeller Center credo che siano le immagini che più frequentemente mi passano davanti agli occhi.
Nel 1987 ebbi la fortuna di alloggiare in un appartamento al Village come se fossi a casa mia e fu probabilmente questo che mi consenti’ di vivere il soggiorno con maggiore appartenenza e non come una semplice turista.
Negli anni successivi, invece, risiedevo abitualmente al Ritz Hotel, prima della sua ristrutturazione che durò vari anni, un enorme fabbricato anni ‘20 dall’aria solenne. La sua posizione era fantastica, esattamente di fronte a Central Park.
Amavo tornare sempre nello stesso posto e ripercorrere sempre le stesse tappe come se dovessi accertarmi di ritrovare le sensazioni che avevo lasciato la volta precedente.
La chiusura del Ritz Hotel per restauro mi costrinse a scardinare le abitudini ed a iniziare un nuovo percorso.
Ho trovato interessante The Hudson Boutique Hotel, 358 West 58th Street, un albergo disegnato e realizzato dalle geniali mani di Philippe Stark già dal 1997.
Un ingresso su strada che sembra più prossimo all’entrata di una biglietteria museale, una scala mobile che sale e una che scende avvolte dal colore giallo raggiante, lasciano intuire una sorpresa.
Mentre ci sei sopra ti domandi dove possa essere l’albergo e ti interroghi se per caso tu non abbia sbagliato civico! Eppure c’era scritto! Eppure mi era sembrato di vedere del personale attinente!
La scala mobile finisce la sua lenta salita e ti sbarca nella lobby, che meraviglia!




La mandibola si rilassa e non puoi fare a meno di metterti a naso i su e restare a testa capovolta ad ammirare il volume di questo atrio dall’ampio respiro e dal sapore della natura, del legno africano e del cuoio. Numerosi tralicci di legno attorniati da rampicanti si intersecano davanti ad enormi superfici di vetro che compongono la copertura a falde inclinate, al centro un gigantesco lampadario di Murano. Una grande parete in laterizio ti riporta alla memoria un sapore industriale.
Un lungo bancone di un’altezza che crea vicinanza tra il personale e il cliente, decorato in legno, domina lo spazio in tutta la sua lunghezza.
Le luci sono calde e soffuse e rendono l’ambiente particolarmente accogliente.
Gli arredi degni di una raffinata nave da crociera , nel complesso rappresentano un tenore cheap&chic.
Ai lati della hall due larghi corridoi, uno conduce a delle sale per meeting e l’altro agli ascensori, ai servizi, ad una corte interna stile giardino d’inverno e alla sala ristorante.
I toni sono sempre caldi e i colori tendenti allo scuro.
Gli ascensori sono almeno quattro e questo fa supporre un alto numero di camere.
Il corridoio di accesso alle camere è assolutamente minimale, ripetitivo in ogni suo dettaglio e volutamente molto scarno. Ricorda il corridoio di una nave.
Anche qui domina un colore acido raggiante.






La camera standard sembra proprio la cabina di una nave sia per i davvero minimi spazi che per i materiali utilizzati.
Le sue dimensioni sono poco più larghe del letto queen size che vi è dentro, al massimo 60 cm da un lato, 90 cm dall’altro e circa 90 cm ai piedi del letto e questo consente una mobilità simile a quella che si usa su una barca.
Del resto si sa a New York, soprattutto in certe zone, le camere hanno queste dimensioni!
Le pareti sono rivestite in legno, il letto appare sospeso non riuscendo a vederlo in prospettiva, anche la piccola scrivania è in legno e persino la tenda a veneziana è composta da stecche di legno.
Essendo la mia camera ad angolo, due ampie finestre ti tolgono il fiato guardando la città dall’alto.
Una piccola vetrata cielo terra lascia intravedere una doccia. E già il bagno!
Varcata la porta di entrata della camera, sulla destra un’anta stretta di un armadio e sulla sx una porta di accesso al bagno, rigorosamente bianco.
Occorre essere sottili per poter usufruire del bagno, senza esagerare non credo sia largo più di 90 cm e lungo al massimo 180/200 cm.
Veramente piccolissimo comunque dotato di piccoli piani di appoggio per gli oggetti personali. La stretta vetrata cielo terra collega il bagno alla camera è oscurabile all’occorrenza da una tenda.
Felice di aver vissuto questa interessante esperienza.